Gli orientamenti della psicoterapia e le differenze tra le scuole

Gli orientamenti della psicoterapia e le differenze tra le scuole

iArticolo revisionato dalla nostra redazione clinica

pubblicato il 10.05.2024

INDICE

Non si progredisce migliorando ciò che è già stato, bensì cercando di realizzare ciò che ancora non esiste”.
(Khalil Gibran)

 

Perché iniziare un percorso di psicoterapia?

Quando iniziamo un percorso di psicoterapia spesso lo facciamo perché percepiamo in noi una problematica, un sintomo, un disagio, delle domande: perché mi sta capitando tutto questo? Cosa c’è in me che non va?
Siamo mossi dalla volontà di comprendere le origini della nostra sofferenza e alleviarla. Sentiamo il bisogno di confrontarci, di parlare e di condividere quello che ci sta accadendo con qualcun* che ci ascolti e accolga le nostre emozioni e i nostri pensieri.

La psicoterapia ci offre una grande opportunità di crescita: un percorso che ci porterà ad una maggiore conoscenza di noi stessi e a stare meglio. La psicoterapia è a tutti gli effetti una cura, che, attraverso la parola e la relazione con una figura specializzata, lavora sulla nostra storia, sui nostri pensieri, emozioni e comportamenti.

L’obiettivo principale è quello di raggiungere uno stato di serenità e consapevolezza, al fine di renderci più capaci nell’affrontare le problematiche che la vita ci pone. La terapia è prima di tutto una relazione fra due persone. Trattandosi di una relazione umana (e dunque soggettiva), non ci sono regole precise o modi per far sì che funzioni sempre.

Quel che è certo, è che è estremamente importante che in partenza ci sia una giusta dose di fiducia verso il/la terapeuta. Ricordiamoci che questa figura, in quel preciso momento, è lì esclusivamente per noi, per ascoltarci e aiutarci a crescere. Tradire la nostra fiducia o giudicarci non è nei suoi interessi.

Come capire se siamo di fronte al/alla terapeuta che fa per noi: 3 consigli pratici

Per essere cert* che un* terapeuta faccia al caso nostro dobbiamo innanzitutto farne esperienza concreta, conoscerl* e darci tempo. Possiamo però avere delle accortezze prima di iniziare un percorso di psicoterapia che possono aiutarci a scegliere la/il professionista che può aiutarci al meglio. Ci sono tre criteri che possono guidarci nella scelta del* nostr* terapeuta.

  1. Individuare gli ambiti di intervento in cui è specializzat*: spesso la/il terapeuta ha una preparazione specifica in determinati ambiti (come sessualità, Disturbi del Comportamento Alimentare, traumi o le problematiche legate alla neo-maternità). Capire se le nostre problematiche rientrano nelle aree di specializzazione della persona a cui ci rivolgiamo può essere un metodo efficace per orientarsi nella scelta del/della terapeuta. Ricordiamo sempre però che la maggior parte de* terapeut* riceve una preparazione per affrontare comunque tutte le diverse forme che la sofferenza assume.
  2. Fidarsi delle proprie sensazioni: a volte scegliere di pancia è la cosa giusta! Se quando ci troviamo in seduta il/la terapeuta ci fa sentire a nostro agio e compres* emotivamente, probabilmente siamo nel posto giusto, con la persona giusta.
  3. L’orientamento del* terapeuta: esistono approcci terapeutici che meglio si adattano alle necessità che portiamo in terapia. Alcune persone possono aver bisogno di un’esperienza in cui il/la terapeuta partecipa più attivamente alle sedute, facendo fare esercizi in seduta e dando “compiti per casa” da svolgere tra una seduta e l’altra. Altre persone invece, cercano qualcun* che possa guidarli nell’esplorazione delle proprie emozioni e pensieri, per cercare le radici della sofferenza nella propria storia passata.

Gli orientamenti psicoterapeutici: quale fa al caso mio?

Okay, voglio iniziare un percorso di psicoterapia. Ma ora chi scelgo?
Prendersi cura della propria salute mentale è importante, ormai ce lo siamo detti mille volte e lo sappiamo. Sappiamo anche però che il mondo della psicologia è incredibilmente complesso e variegato e trovarsi di fronte alla scelta di un terapeuta può farci sentire spaesati e confusi. Riflettere su quelli che sono i nostri bisogni e desideri può aiutarci non solo a capire su quali aspetti della nostra vita vogliamo lavorare in psicoterapia, ma anche quale tipo di psicoterapia, fra le tante, potrebbe essere ideale per noi.

Non esiste un’unica tipologia o modalità per fare terapia. Ogni terapeuta, infatti, ha un suo stile, legato all’approccio che ha sentito più come “suo” durante il percorso di formazione. La ricerca scientifica ha confermato che non esiste una terapia migliore di un’altra, esiste però una terapia che sentiamo più adatta a noi, al nostro problema, al nostro modo di pensare e alla nostra storia. Conoscere i diversi approcci che esistono in psicologia, ci fa risparmiare tempo e frustrazioni, aiutandoci a trovare più facilmente la/il terapeuta che più può aiutarci.

Ricordiamoci che non è la persona che in quel momento assume il ruolo di paziente a doversi adattare alla terapia, ma è la terapia stessa ad adattarsi alla persona che è il paziente. La certezza di aver scelto il/la terapeuta più adatt* a noi possiamo averla solo vivendo la terapia e costruendo insieme al* professionista cui ci siamo affidati una relazione basata su un obiettivo comune: il nostro benessere.

Psicoterapia psicodinamica/a orientamento psicoanalitico

La psicoterapia psicodinamica è per definizione la “psicologia del profondo” in cui il/la terapeuta guida il/la paziente verso le origini del sintomo/disagio da lui/lei riportato, esplorando la sua storia personale e relazioni passate.

Si lavora principalmente con materiale inconscio, per far luce sui conflitti e vissuti interni di cui il paziente non è consapevole e che lo portano a provare sofferenza. Ma come? Questo approccio lavora principalmente con l’interpretazione dei sogni; l’analisi del transfert e del controtransfert, ossia ciò che avviene nel “qui ed ora” della relazione terapeutica identificando gli schemi relazionali che si ripetono; l’esplorazione delle resistenze del paziente, ossia i suoi tentativi di evitare o “girare intorno” ad alcune tematiche.

Il tutto avviene in un clima di rispetto, empatia e pazienza dei tempi necessari alla persona per affrontare determinati argomenti e ricordi. Gli obiettivi? una maggiore conoscenza di sé e un maggiore senso di autenticità.

Analisi Bioenergetica

L’assunto cardine di questo tipo di psicoterapia “corporea” è che non solo è importante arrivare a conoscere l’origine della nostra sofferenza, ma anche acquisire consapevolezza di noi stessi tramite il nostro corpo.

Nell’analisi bioenergetica l’attenta osservazione del corpo e del suo modo di muoversi, respirare ed entrare in relazione, rappresenta uno strumento importante e imprescindibile. Secondo questo modello mente e corpo sono inscindibili e, le tensioni muscolari, le difficoltà nella respirazione o le limitazioni nei movimenti corporei rappresentano la controparte fisica della sofferenza psichica. L’analisi bioenergetica utilizza tecniche ed esercizi che coinvolgono l’uso del corpo al fine di arrivare alla consapevolezza, espressione e padronanza di sé stessi. Il processo di cambiamento, quindi, riguarda la persona nella sua unità psicofisica.

Analisi Transazionale

Al centro di questo tipo di psicoterapia ci sono gli “Stati dell’Io”, ossia l’insieme di comportamenti, pensieri ed emozioni tra loro collegati attraverso i quali manifestiamo parte della nostra personalità. Gli “Stati dell’Io” comprendono lo “Stato dell’Io Bambino”, lo “Stato dell’Io Adulto” e lo “Stato dell’Io Genitore”.

Ognuno di questi Stati può attivarsi in specifiche situazioni e si esprime in modi caratteristici. Il Genitore ci porta a prenderci cura, e stabilire delle regole; l’Adulto a ad agire nel qui ed ora ed il Bambino ad esprimere le nostre emozioni, bisogni e desideri.

Ognuno di noi da bambino e in modo del tutto inconsapevole costruisce un “copione”, un modo tipico di soddisfare i propri bisogni all’interno della relazione con i propri genitori. Questi copioni li riproponiamo anche da adulti e possono influenzare negativamente le nostre scelte, ed il nostro modo di entrare in relazione con noi stessi e con gli altri. Più semplicemente, da adulti, tendiamo a prendere delle decisioni di vita che confermano i copioni che abbiamo formato e interiorizzato da piccoli.

L’analisi transazionale ci accompagna nel percorso verso la presa di coscienza e soprattutto il cambiamento di queste antiche decisioni.

Psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT)

La CBT nasce dall’unione di due fattori centrali per la psicologia, pensiero e comportamento. Infatti, mentre la psicoterapia cognitiva si occupa di tutti quei pensieri che seguono schemi rigidi e disfunzionali, rendendoli più flessibili e funzionali, la psicoterapia comportamentale mira a sostituire tutte quelle reazioni comportamentali maladattive che derivano dalle emozioni e/o pensieri che proviamo in una situazione critica o stressante.

Nella psicoterapia ad orientamento cognitivo-comportamentale, attraverso un processo di “ristrutturazione cognitiva” l* specialista modifica i pensieri negativi, le emozioni disfunzionali i comportamenti disadattivi al fine di eliminare o ridurre il sintomo.

A differenza di altri tipi di psicoterapia, la CBT si focalizza sul presente e sulla risoluzione dei problemi psicologici “diagnosticabili” come, ad esempio, fobie o attacchi di panico, attraverso l’uso di tecniche pratiche che il/la paziente apprende e può utilizzare nel proprio quotidiano.

Psicoterapia Sistemico-relazionale

In questo tipo di psicoterapia si presta attenzione, più che all’individuo come entità unica e a sé stante, ai sistemi all’interno dei quali è inserito, primo tra tutti, la famiglia. Proprio per questo motivo, questo tipo di psicoterapia viene spesso utilizzata con le famiglie e le coppie.

Questo approccio attribuisce al sintomo psicologico un significato completamente diverso rispetto a tutti gli altri orientamenti psicoterapeutici. Il sintomo, infatti, non è solo espressione di un disagio individuale ma è anche e soprattutto manifestazione di un disagio dell’intero sistema familiare (o di coppia). I sintomi, all’interno della famiglia, assumono una funzione precisa che contribuisce al funzionamento relazionale delle persone che fanno parte.

Il portatore del sintomo viene chiamato “paziente designato” ed è il portavoce di una difficoltà molto più complessa e profonda che coinvolge tutta la famiglia (o la coppia). Integrando tutte le persone che portano il loro contributo – inconsapevole – al mantenimento della situazione di disagio, la terapia punta a riparare quelle relazioni che vengono ritenute come problematiche nella vita del paziente.

Psicoterapia integrata

Questo tipo di psicoterapia fonde insieme diversi modelli di terapia per ottenere una maggiore efficacia terapeutica e flessibilità. Condizione essenziale è la formazione di un rapporto di fiducia tra specialista e paziente.

Questa alleanza terapeutica fa da cornice al percorso terapeutico, che prenderà forme diverse a seconda dei casi, dei sintomi, delle preferenze e bisogni del/della paziente. L’approccio integrato, quindi, non si limita solo all’utilizzo di alcune tecniche psicoterapeutiche appartenenti ad unico orientamento teorico, ma fa proprie ed usa tecniche di tutti gli approcci, scegliendo, di volta in volta, quelle più utili ad aiutare il/la paziente.

Questi sono solo alcuni degli approcci della psicoterapia, esistono infatti numerosi altri approcci, scuole e tecniche come, ad esempio, l’EMDR – tecnica che lavora in modo focalizzato sull’elaborazione dei traumi – la mindfulness – che lavora sulla meditazione e l’accettazione del “qui ed ora”, oppure l’ipnosi.

 

Bibliografia:

  • David, D., Cristea, I. A., & Hofmann, S. G. (2018). Why cognitive behavioral therapy is the current gold standard of psychotherapy. Frontiers in Psychiatry, 9.
  • Gabbard, G. O. (2015). Psichiatria psicodinamica. Raffaello Cortina Editore, Milano.
  • Bowden, P. (2001). Including the body in psychotherapy. Ata (Porirua), 7(1), 65–71.
  • Schlegel, L. (1998). What is Transactional Analysis? Transactional Analysis Journal.
  • Ludewig, K. (1990). Systemic Therapy A Particular Drift between Systems Theory and Psychotherapy. In Springer eBooks (pp. 128–142).
  • Strieker, G. (1994). Reflections on psychotherapy integration. Clinical Psychology-science and Practice, 1(1), 3–12.

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