La fobia, cause e terapie per una paura irrazionale ed eccessiva

La fobia, cause e terapie per una paura irrazionale ed eccessiva

iArticolo revisionato dalla nostra redazione clinica

pubblicato il 10.05.2024

INDICE

I bambini nascono con due sole paure: la paura di cadere e quella dei forti rumori improvvisi. Qualsiasi altra paura o fobia umana non è innata, ma appresa. Questo implica che se avete imparato ad avere paura, potete imparare anche a non averne.
(Richard Bandler)

La fobia: una paura irrazionale ed eccessiva

Le fobie sono note da secoli, sin dai tempi di Ippocrate ed il termine fobia deriva dal greco phóbos, “paura”. Nelle fobie l’emozione di base, infatti, è sempre la paura irrazionale ed eccessiva di un oggetto specifico (per esempio, il sangue, gli insetti, le altezze) o di una situazione (per esempio, fare un discorso, essere bloccati in un luogo affollato).

Le reazioni di paura delle persone fobiche sono sproporzionate rispetto al reale pericolo rappresentato dall’oggetto o dalla situazione temuti e rappresentano una reazione istintiva e automatica di difesa di fronte ad una situazione di pericolo. In queste situazioni il nostro organismo si attiva, permettendoci di reagire alla situazione minacciosa, affrontandola o evitandola.

Ma nella fobia spesso c’è una percezione totalmente distorta del pericolo, una sorta di confusione tra pericolo potenziale e pericolo reale. La fantasia, il pensiero e la realtà sono messi sullo stesso piano, ed il pericolo percepito soggettivamente e quello reale sono confusi. Questo processo fa sì che l’ansia da moderata si trasformi presto in un’ansia incontrollata.

L’esposizione allo stimolo fobico può portare a reazioni di vario tipo e diversa intensità: dal disagio, all’ansia, fino alla fuga con agitazione psicomotoria. Non è infrequente che si verifichino dei veri e propri attacchi di panico di fronte alla situazione temuta, con sintomi come tachicardia, sudorazione e difficoltà di respirazione o respiro accelerato. Solitamente l’allontanamento dallo stimolo produce una rapida diminuzione dei sintomi.

Alla paura spesso si associano sentimenti di disgusto e ripugnanza verso l’oggetto temuto, che spesso vengono percepiti come “eccessivi” da chi ne soffre. È importante sottolineare come le reazioni d’ansia, più che essere legate all’oggetto in sé, siano legate alla paura di essere “danneggiati” in seguito al contatto con l’oggetto temuto.

Tipi di fobie: la paura non è uguale per tutti

  • Le fobie più comuni riguardano:
  • animali (zoofobia);
  • insetti (entomofobia);
  • ragni (aracnofobia);
  • sangue (ematofobia);
  • vomito (emetofobia);
  • ferite (traumatofobia);
  • aghi (belonefobia);
  • interventi medici (tomofobia);
  • altezza (acrofobia);
  • buio (nictofobia);
  • il volare (pterontofobia);
  • il guidare (amaxofobia).

Possono, tuttavia, far riferimento a qualsiasi altra situazione o oggetto. Chi ha una fobia specifica vive tipicamente un aumento dell’attivazione fisiologica in previsione di, o durante l’esposizione a, un oggetto o una situazione fobici.

Tuttavia, la risposta fisiologica alla situazione o all’oggetto temuti è molto variabile. Mentre nelle fobie specifiche che riguardano gli ambienti naturali (per es., altezze, temporali, acqua) e animali o insetti si manifesterà con più probabilità un’attivazione del Sistema Nervoso Autonomo simpatico (SNAs), con sintomi come tachicardia, sudorazione e respiro corto, nella fobia specifica che riguarda il sangue o le iniezioni-ferite spesso di presenta una risposta fisiologica “lipotimica vasovagale”, caratterizzata da una breve accelerazione iniziale della frequenza cardiaca con aumento della pressione sanguigna, seguita da una decelerazione del battito cardiaco e da una caduta della pressione sanguigna, fino allo svenimento.

Infine, bisogna sempre prendere in considerazione la quantità di situazioni-oggetti di cui si ha paura. Il più delle volte, infatti, la paura non si limita ad una singola situazione, anzi, si stima che più del 75% delle persone che hanno una fobia specifica tema più di una situazione o oggetto: in questi casi, ci troviamo davanti a fobie specifiche multiple.

La conseguenza della fobia: l’evitamento

La fobia comporta, il più delle volte, l’evitamento dell’oggetto o della situazione temuta: l’evitamento è quel comportamento intenzionale volto a prevenire o ridurre al minimo le occasioni di contatto con ciò che temiamo. Il vantaggio? Chiaramente è quello di ridurre l’ansia e paura.

L’evitamento fa sì che le fobie siano associate ad una minore sofferenza e un maggiore adattamento generale rispetto agli stati intensi di ansia libera, come, ad esempio, gli attacchi di panico. Nelle fobie, le difese di evitamento sono ristrette e limitate alla situazione temuta, permettendoci di rimanere liberi dall’ansia almeno fino a quando riusciamo ad evitare l’oggetto o la situazione fobica specifica.

I comportamenti evitanti sono spesso evidenti (per es., una persona che ha paura del sangue, che si rifiuta di andare dal medico oppure una persona che ha paura di guidare e per questo si fa accompagnare a lavoro), ma a volte possono essere meno palesi (per es., una persona che ha paura dei serpenti che si rifiuta di guardare immagini che raffigurano serpenti o animali simili).

Molte persone che soffrono di una fobia specifica hanno sofferto per anni e per questo hanno modificato le loro abitudini di vita in modo da evitare il più possibile l’oggetto o la situazione che temono (per es., una persona che ha paura di guidare e che per questo si trasferisce il più vicino possibile al suo ufficio così da poterlo raggiungere a piedi).

L’evitamento può essere o non essere invalidante in base al tipo di fobia e alla frequenza con cui siamo esposti allo stimolo temuto. Più facile è evitare la situazione che temiamo e meno problemi di adattamento sociale, familiare e lavorativo avremo. Un esempio: Se abbiamo paura di volare e siamo costretti per lavoro a prendere spesso l’aereo non c’è evitamento che tenga. Il nostro funzionamento lavorativo risentirà della nostra paura. Ma se invece il nostro lavoro non ci richiede di spostarci frequentemente da un paese all’altro, la nostra fobia passerà inosservata e non comprometterà il nostro funzionamento lavorativo.

In alcuni individui fobici però si osservano comportamenti definiti “controfobici” che si sviluppano in reazione alla fobia, cercando di forzarla, anziché evitarla: un oggetto o una situazione che spaventa vengono attivamente ricercati, nello sforzo di combattere la paura piuttosto che subirla passivamente. Un esempio: una persona che ha paura dell’altezza e pratica il paracadutismo acrobatico.

Le attitudini controfobiche raramente hanno come esito quello di mitigare la paura della situazione temuta, ma, piuttosto, tendono a portare alla ripetizione compulsiva e costante dei comportamenti controfobici, con comportamenti che possono essere autodistruttivi.

Fobie: esordio e cause

L’esordio delle fobie specifiche si verifica di solito tra i 5 e i 9 anni, anche se può verificarsi anche tra i 20 e i 25 anni. Di solito, quando l’esordio del disturbo avviene tardivamente, l’oggetto della fobia tende a essere una situazione (per es., essere in luoghi alti, volare o i temporali) piuttosto che un oggetto (per es., il sangue, le ferite, gli aghi) o un animale (per esempio, i ragni, gli insetti, i cani, i cavalli).

Molti casi di fobie specifiche in età infantile sono un’esacerbazione di paure che hanno le loro fondamenta nell’evoluzione della specie umana e sono specifiche dei primati, come la paura del buio o di certi animali. A volte la fobia specifica si sviluppa in seguito a un evento traumatico (per es., essere attaccati da un animale o rimanere bloccati in un ascensore), all’osservazione di un evento traumatico accaduto ad altre persone, a un attacco di panico inaspettato che si è verificato in quella che diventerà la situazione temuta (per es., un attacco di panico inaspettato in metropolitana), oppure alla trasmissione di informazioni (per es., l’ampia copertura mediatica di un disastro aereo).

Tuttavia, molte persone che soffrono di questo disturbo non sono in grado di ricordare la ragione specifica dell’esordio delle loro fobie.

Come superare una fobia: la terapia cognitivo-comportamentale

Superare una fobia è possibile! In psicologia l’approccio terapeutico più usato è quello cognitivo-comportamentale, incentrato sulla ristrutturazione cognitiva, ossia il cambiamento dei processi di pensiero e comportamento disfunzionali, negativi e/o irrazionali e la loro sostituzione con processi cognitivo-comportamentali più funzionali e adattivi.

All’interno di questo approccio, la tecnica che ha dimostrato il maggior successo nel trattamento delle fobie e l’esposizione graduale. Essenzialmente, coinvolge l’esposizione alla situazione temuta in modo controllato e graduale: in questo modo ci permette di affrontare progressivamente e in sicurezza ciò che più temiamo. L’esposizione prevede diverse fasi.

  1. Identificazione della situazione temuta che scatena la reazione d’ansia o di paura
  2. Creazione di una lista che consiste in una serie di situazioni o elementi collegati alla fobia ordinati in base al livello di ansia o disagio che provocano. Chiaramente gli elementi e le situazioni che provocano una leggera ansia vengono posti alla fine della lista e saranno i primi ad essere affrontati (per es., immaginazione della situazione, esposizione a foto o video), mentre quelli che provocano una risposta di paura intensa (per es., esposizione diretta alla situazione) occupano le prime posizione all’interno della lista e saranno le ultime ad essere affrontate.
  3. Esposizione all’elemento o alla situazione che generano le risposte d’ansia minori (per es., immagini della situazione). Una volta ci si sente a proprio agio con una determinata situazione o elemento di esposizione, si passa gradualmente a quelli successivi della gerarchia.
  4. Tecniche di gestione dell’ansia: durante l’esposizione il terapeuta insegna delle tecniche di gestione dell’ansia come la respirazione profonda e tecniche di rilassamento. Queste tecniche ci permettono di diminuire la risposta d’ansia associata all’elemento di esposizione. Se diminuisce la risposta d’ansia allo stimolo temuto modifichiamo anche la nostra percezione circa la capacità di poterlo fronteggiare.

Negli ultimi anni viene utilizzata anche l’esposizione virtuale, ossia l’utilizzo di ambienti virtuali computerizzati che ci espongono alla situazione temuta in modo sicuro e controllato. L’esposizione virtuale è molto utile quando l’esposizione alla situazione temuta nella vita reale non è pratica o sicura. Si pensi, ad esempio, ad una persona che ha paura di volare.

 

Bibliografia

  • American Psychiatric Association (2023) DSM-5-TR. Manuale diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – Quinta Edizione, Text Revision. Ed. Ital. della Text Revision a cura di G. Nicolò e E. Pompili. Ed. Ital. DSM-5 a cura di M. Biondi. Raffaello Cortina Editore, Milano.
  • Martinotti G., Di Giannantonio M., Janiri L. (2019). Compendio di psicopatologia. Fila37, Roma
  • Gabbard, G. O. (2015). Psichiatria psicodinamica. Raffaello Cortina Editore, Milano.
  • Lingiardi, V., & McWilliams, N. (2020). PDM-2. Manuale diagnostico psicodinamico. Raffaello Cortina Editore, Milano.

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