
iArticolo revisionato dalla nostra redazione clinica
pubblicato il 17.04.2025INDICE
“Non si può diventare genitori se prima non si è diventati adulti… La sequenza bambino-adulto-genitore non può essere cambiata nel suo ordine. Infatti, come si fa ad assistere gli altri se non si è in grado di assistere se stessi?”
Giulio Cesare Giacobbe
Ogni bambino, in qualche misura, soddisfa i bisogni emotivi dei propri genitori. Pensiamo a quei bambini che eccellono a scuola o nello sport, e che, facendo sentire i genitori fieri, soddisfano indirettamente il loro bisogno di sentirsi speciali. Questo è un aspetto normale e sano della relazione genitore-figlio. Tuttavia, questa dinamica deve essere contro-bilanciata dalla cura e dal supporto che il bambino riceve dai propri genitori.
Quando questo equilibrio viene a mancare e il bambino inizia a prendersi cura dei bisogni emotivi, pratici e psicologici dei genitori, si entra in una situazione di accudimento invertito. In altre parole, il bambino assume un ruolo che non gli appartiene, quello di genitore, e si trova a soddisfare i bisogni di chi, invece, dovrebbe essere la figura protettiva e di riferimento. Nel corso del tempo, sono stati sviluppati diversi termini per descrivere questo fenomeno, tra cui bambino genitore, parentificazione, genitore come coetaneo e genitore come coniuge o spousification. Nell’articolo chiameremo questo fenomeno con il termine accudimento invertito.
Cos’è l’accudimento invertito e cosa significa?
L’accudimento invertito è un fenomeno psicologico in cui il bambino assume, in modo prematuro e inappropriato, il ruolo di genitore nei confronti del proprio genitore. In altre parole, il bambino si prende cura dei bisogni emotivi, fisici o pratici del genitore, sacrificando in parte la propria infanzia. Quando ciò accade, il bambino si “genitorializza”, sentendosi responsabile del benessere del genitore e, spesso, ritenendo che solo in questo modo potrà ottenere attenzione, amore e riconoscimento.
In questa dinamica, entrano in gioco i concetti di confini intergenerazionali e reversibilità dei ruoli. I confini si riferiscono alle regole e alle aspettative che governano le relazioni famigliari, sia implicite che esplicite. I teorici della famiglia sostengono che confini chiari e definiti siano essenziali per il funzionamento sano della famiglia e dei suoi membri. Nell’accudimento invertito, questi confini vengono infranti dalla reversibilità dei ruoli: il bambino finisce per agire come genitore, o addirittura come compagno, nei confronti del genitore. La reversibilità dei ruoli può, quindi, portare il bambino a difendere o curare il genitore, assumere il ruolo di genitore nei confronti dei fratelli, oppure comportarsi da confidente, amico o decisore per il genitore. In ogni caso, queste alleanze inappropriate possono sconvolgere l’equilibrio del sistema familiare e compromettere lo sviluppo sano dei membri coinvolti.
Cosa fa un bambino-genitore?
Quando si parla di accudimento invertito, ci si può riferire a diversi ruoli “da adulto” che il bambino assume nelle dinamiche famigliari. Questi includono:
- Ruolo pratico: il bambino può assumere compiti da adulto, come fare la spesa, cucinare, prendersi cura dei fratelli minori o gestire altre faccende quotidiane.
- Ruolo emotivo: in altre situazioni, il bambino diventa il principale supporto emotivo del genitore, ascoltandone i problemi, consolandolo nelle crisi o cercando di alleviare le ripercussioni dei conflitti intra-famigliari.
- Ruolo di mediatore: in famiglie dove ci sono conflitti tra i genitori, il figlio può essere coinvolto come “mediatore” tra le diverse fazioni familiari, cercando di placare le tensioni.
- Aspettative irrealistiche: talvolta, un genitore potrebbe chiedere al figlio di comportarsi da adulto, magari esigendo da lui maturità e responsabilità che vanno oltre la sua età. Questo può portare il bambino a sacrificare o silenziare i propri bisogni per soddisfare le richieste degli adulti.
Come si comporta un bambino-genitore?
Le cause che portano a queste dinamiche familiari possono essere varie. Ecco alcune delle principali:
- Difficoltà economiche: famiglie con difficoltà finanziarie possono spingere il figlio a occuparsi di ruoli pratici, come farsi carico delle necessità
quotidiane, come ad esempio cucinare, o gestire la casa o i fratelli. - Malattie mentali o fisiche: se uno dei genitori soffre di problemi di salute, fisici e/o emotivi, il figlio può trovarsi a dover rispondere ai bisogni di chi dovrebbe invece prendersi cura di lui, offrendo conforto nei momenti di crisi e/o ascoltandone i problemi
- Conflitti: in situazioni di instabilità familiare, come divorzi o tensioni coniugali, il figlio può essere spinto ad assumere il ruolo di mediatore o confidente, tentando di sistemare le cose tra i genitori o supportando emotivamente uno di loro.
- Mancanza di supporto esterno: quando la famiglia non dispone di una rete di supporto esterna, come amici o parenti, il bambino può sentirsi costretto a colmare questo vuoto, facendo da sostegno ai genitori.
Quali sono le cause dell’accudimento invertito?
L’accudimento invertito può avere un impatto significativo sullo sviluppo emotivo e relazionale del bambino. Vediamo alcune delle più comuni conseguenze:
Perdita di identità
Assumere sin da piccoli un ruolo da “adulto” nella famiglia, può impedire di esplorare liberamente la propria identità, specialmente nelle relazioni romantiche future. In pratica, il figlio concentrandosi troppo sui bisogni del genitore, dimentica di esplorare e capire i propri. Questo può portare a difficoltà nel costruire una propria identità, soprattutto quando si tratta di relazioni di coppia, perché l’attenzione è sempre rivolta a soddisfare i desideri o i bisogni del partner (come accadeva con il genitore).
Responsabilità eccessiva
Il bambino che assume il ruolo di genitore non ha la possibilità di vivere un’infanzia spensierata. Il suo ruolo di “adulto” forzato può impedirgli di sperimentare le normali esperienze di crescita. Una delle conseguenze più comuni è lo sviluppo di un senso di responsabilità eccessivo, che può tradursi in perfezionismo o in una tendenza a mettere sempre gli altri al primo posto, anche a scapito dei propri bisogni.
Cosa succede al bambino che si prende cura del genitore?
Il figlio potrebbe sentirsi responsabile per la situazione del genitore e, se non riesce a migliorare le cose, provare un forte senso di fallimento. Questo crea una sensazione di insicurezza e frustrazione che può accompagnarlo anche nell’età adulta.
Sindrome del caregiver
Alcuni bambini rimangono ancorati al ruolo di “cura” anche da adulti, credendo di essere visti, amati o riconosciuti solo se “fanno qualcosa per gli altri”. In altre parole, svilupperanno un senso di sé costruito attorno al compito di cura. Non a caso, alcuni adulti che hanno vissuto una forma di accudimento invertito durante l’infanzia possono sviluppare quella che viene chiamata “sindrome del caregiver”. Questo significa che, da adulti, continuano a ricoprire ruoli di cura e supporto, anche in situazioni che non lo richiederebbero. In pratica, potrebbero sentirsi “utili” o “valorizzati” solo se aiutano gli altri o si sacrificano per loro.
Accudimento invertito e narcisismo: c’è un legame?
Un bambino che assume un ruolo adultizzato impara presto che per essere amato e riconosciuto deve soddisfare le aspettative dei genitori o “sopportare” sofferenze per garantire il loro benessere emotivo. Queste dinamiche possono poi consolidarsi in tratti di personalità come il masochismo, in cui l’autosacrificio è un elemento centrale, o nel narcisismo, dove si cerca continuamente approvazione e riconoscimento dagli altri, poiché a partire da questi si costruisce il proprio senso di autostima e identità.
Bibliografia
- Earley, L., & Cushway, D. (2002). The parentified child. Clinical Child Psychology and Psychiatry, 7(2), 163–178.