Dalle parole al cervello: cosa ci dicono le parole degli adolescenti con depressione?

Dalle parole al cervello: cosa ci dicono le parole degli adolescenti con depressione?

iArticolo revisionato dalla nostra redazione clinica

pubblicato il 04.04.2025

INDICE

“Il cambiamento è anche nelle parole, nella costruzione di frasi, nella sintassi. Tutto passa attraverso il linguaggio.”
Gianroberto Casaleggio

La depressione negli adolescenti è un fenomeno che sta crescendo sempre di più, e spesso può passare inosservata fino a diventare un problema serio. Ma come possiamo capire se un adolescente sta attraversando un momento difficile o sta sviluppando una vera e propria depressione?

Oggi, non è solo il volto o il comportamento di un adolescente a raccontarci come si sente, ma anche il linguaggio che usa nel suo smartphone. Un recente studio ha rivelato come il linguaggio usato nei messaggi e sui social media può riflettere lo stato di salute mentale di un adolescente, e come l’attività cerebrale sia strettamente legata a questo linguaggio.

In pratica, i ricercatori hanno analizzato le parole scritte dai ragazzi nei messaggi, nei post sui social e in altre comunicazioni digitali per capire se ci fossero differenze tra i ragazzi con depressione e quelli senza. Ma non si sono fermati solo al linguaggio.

Hanno anche monitorato l’attività cerebrale degli adolescenti attraverso la risonanza magnetica funzionale (fMRI), per capire se i pattern di attività cerebrale erano legati al modo in cui usano il linguaggio.

Come parlano gli adolescenti con depressione?

Gli adolescenti che soffrono di depressione o che mostrano sintomi depressivi tendono ad usare certe parole in modo più frequente rispetto a quelli che non sono depressi. In particolare, sono stati trovati tre stili linguistici chiave:

  • Uso di più pronomi di prima persona (“io”, “me”): l’uso di pronomi come “io” o “me” è un indicatore di pensieri focalizzati su sé stessi, un aspetto comune nelle persone che soffrono di depressione e che riflette una maggiore ruminazione, introspezione o solitudine.
  • Maggiore uso di parole legate alle emozioni negative: le parole che esprimono tristezza, ansia o altre emozioni negative (come “triste”, “nervoso”, “ansioso”) sono più frequenti nei messaggi degli adolescenti con depressione. Questo è in linea con l’idea che la depressione porti a un modo di pensare negativo, dove le emozioni dolorose sono prevalenti rispetto alle altre.
  • Meno parole orientate al futuro: gli adolescenti con depressione usano meno parole legate al futuro, come “domani”, “spero” o “progetti”. Questo potrebbe riflettere un senso di disperazione e di difficoltà a immaginare un futuro positivo, un sintomo comune nei casi di depressione.

Cosa succede nel cervello di adolescenti con depressione?

Lo studio non si è limitato a esaminare il linguaggio, ma ha anche osservato l’attività cerebrale durante la scansione fMRI, per cercare di capire quali aree del cervello fossero più attive nei ragazzi con depressione.

  • Attività nella Default Mode Network (DMN): gli adolescenti che usano più pronomi di prima persona (“io”, “me”) mostrano una maggiore attività nella DMN, un’area del cervello associata ai pensieri su sé stessi e all’introspezione. Questo suggerisce che gli adolescenti che soffrono di depressione sono più concentrati su se stessi e sui propri pensieri, un fenomeno che potrebbe contribuire alla ruminazione, cioè al continuo ripensare alle proprie emozioni e problemi.
  • Attività nella Central Executive Network (CEN): questa rete cerebrale è coinvolta nei processi di concentrazione, pianificazione e decisione. Gli adolescenti che usano più pronomi di prima persona (“io”, “me”) mostrano anche una maggiore attività nella CEN. Ciò potrebbe indicare che questi adolescenti, fortemente concentrati su se stessi, non riescono a distrarsi e a distogliere l’attenzione da pensieri negativi su di sé, come invece farebbero persone senza sintomi.
  • Attività nella Salience Network (SN): gli adolescenti che usano più parole negative (come “triste”, “nervoso”, “ansioso”) mostrano una maggiore attività nella SN, una rete cerebrale che ci aiuta a riconoscere ciò che è emotivamente rilevante nel nostro ambiente. Questo potrebbe spiegare perché gli adolescenti con depressione tendono a concentrarsi maggiormente su emozioni negative come tristezza e rabbia che contribuiscono ad una visione pessimistica delle loro esperienze.

Linguaggio digitale come specchio della mente: il futuro della diagnosi precoce

I risultati di questo studio suggeriscono che il linguaggio che usano gli adolescenti potrebbe essere una finestra importante sulla loro salute mentale. In particolare, l’uso di pronomi di prima persona, e di parole legate ad emozioni negative assieme al minor uso di parole orientate al futuro potrebbe riflettere il modo in cui si sentono interiormente.

Questo studio apre la porta a nuove possibilità di diagnosi e monitoraggio della depressione negli adolescenti. Immaginate di poter utilizzare i dati linguistici raccolti “passivamente” dagli smartphone per monitorare i segnali di depressione, senza dover fare domande dirette o fare interventi invasivi. Le informazioni che si possono raccogliere dai messaggi, dai social media e da altre app potrebbero, in futuro, essere utilizzate per identificare precocemente i segni della depressione, magari anche prima che i ragazzi stessi ne siano consapevoli.

Questo tipo di ricerca è solo all’inizio, ma offre un potenziale enorme. I telefoni intelligenti potrebbero diventare uno strumento fondamentale per la salute mentale e i dati linguistici potrebbero essere utilizzati non solo per diagnosticare, ma anche per monitorare il progresso dei trattamenti, migliorando l’efficacia della cura.

Se usato correttamente, questo approccio potrebbe rivoluzionare il modo in cui diagnostichiamo e trattiamo la depressione giovanile, portando a interventi più rapidi e mirati, e aprendo la strada per un futuro dove la psicoterapia online e la tecnologia collaborano per migliorare il benessere mentale di tutti.

Bibliografia

  • McNeilly, E.A., Teresi, G.I., Coury, S. et al. Neural correlates of depression-related smartphone language use in adolescents. NPP—Digit Psychiatry Neurosci 2, 11 (2024).

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