Depressione: sintomi, tipologie, cause e cure

Depressione: sintomi, tipologie, cause e cure

iArticolo revisionato dalla nostra redazione clinica

pubblicato il 18.11.2024

INDICE

L’umore è il tono emotivo che influenza profondamente l’aspetto e la percezione di sé, degli altri e dell’ambiente in generale. Insomma, “quell’aspetto dell’attività psichica che conferisce la tonalità, il colorito affettivo, a tutto ciò che viene vissuto”
(F. Lersch).

La definizione medica di depressione prevede la presenza di un’anomalia dell’umore di una persona, o di sentimenti d’impossibilità a essere aiutati, mancanza di speranza e pensieri negativi rispetto a sé stessi e al mondo.

La depressione non è soltanto una forma di estrema tristezza. È un disturbo che colpisce sia la mente sia il corpo, compresi il sistema cognitivo, il comportamento, il sistema immunitario e il sistema nervoso. A differenza della tristezza transitoria, la depressione è considerata un vero e proprio disturbo perché interferisce con il funzionamento lavorativo, scolastico e relazionale abituale.

Sebbene la depressione abbia potenzialmente un effetto devastante sul funzionamento di un soggetto, molte persone nascondono la loro situazione di difficoltà con comportamenti come il superlavoro, l’alcolismo e l’aggressività. Quando questo accade si parla di “depressione mascherata”.

Secondo le stime Istat, il 10% della popolazione ha sofferto almeno una volta di stati depressivi, tanto che, oramai, la depressione viene definita come il “male del secolo”, seconda solo ai disturbi cardiovascolari come causa di disabilità. Le donne hanno tassi di prevalenza del disturbo fino a tre volte maggiori rispetto agli uomini.

La depressione è un disturbo recidivante: significa che anche se alcune persone hanno un solo episodio di depressione in tutta la loro vita, più del 50% di chi ha avuto un episodio di depressione ne sviluppa poi un altro.

Come riconoscere la depressione: i sintomi

La depressione è un disturbo psichiatrico che coinvolge l’affettività della persona: l’umore è depresso e proviamo una perdita di interesse e di piacere per attività che prima stimolavano in noi appagamento e soddisfazione.

Altri sintomi comuni sono:

  • Perdita di peso non dovuta a dieta o perdita di appetito;
  • Aumento di peso o aumento dell’appetito;
  • Disregolazione del ciclo sonno-veglia con insonnia o ipersonnia (aumento delle ore di sonno o della sonnolenza);
  • Agitazione o rallentamento dei pensieri e dei movimenti;
  • Mancanza di energie e sensazione di affaticarsi facilmente;
  • Autosvalutazione e scarsa autostima eccessive;
  • Sentimento di colpa eccessivo;
  • Ridotta capacità di pensare e concentrarsi;
  • Indecisione;
  • Pensieri di morte.

I sintomi sono molto eterogenei e comprendono sintomi somatici (alterazioni del sonno, dell’appetito e della sessualità), psicomotori (rallentamento dei movimenti e dei pensieri o al contrario agitazione psicomotoria) e psichici (tristezza, perdita di interesse e di piacere, sentimenti di inutilità e colpa). La loro gravità varia da individuo a individuo.

Per la diagnosi, i sintomi devono presentarsi per almeno due settimane e rappresentare un cambiamento rispetto al funzionamento precedente, limitandoci nel lavoro e nelle interazioni sociali.

I sintomi osservabili dall’esterno sono:

  • Scoppi di pianto;
  • Perdita d’interesse nelle attività che prima erano considerate piacevoli;
  • Indifferenza rispetto all’interazione sociale;
  • Trascuratezza della cura personale e dell’aspetto fisico;
  • Comportamento passivo o ritirato;
  • Irrequietezza e rallentamento dei movimenti, del pensiero e/o dell’eloquio.

Esclusione di cause mediche

Un’attenta valutazione del disturbo depressivo prevede anche lo screening per la presenza di problemi medici in grado di provocare sintomi simil-depressivi. Molte condizioni mediche (tra cui il cancro, il diabete, l’ipo- o l’ipertiroidismo, la sclerosi multipla, la malattia di Parkinson, i traumi cranici, il dolore cronico, l’epatite, le condizioni correlate all’infezione da HIV e altre patologie infettive) possono provocare sintomi che assomigliano a quelli della depressione.

Anche l’utilizzo di steroidi o la sospensione da cocaina, alcol o amfetamina possono produrre sintomi depressivi. Infine, la reazione fisiologica a un lutto può assomigliare a un quadro depressivo, ma, in questo caso, il tono dell’umore tende a oscillare, e, tra queste oscillazioni, il funzionamento sociale e lavorativo è normale. Inoltre, l’origine del dolore viene collocata in un evento negativo avvenuto nel mondo esterno (la perdita o la delusione rispetto a una realtà esterna) piuttosto che in un fallimento personale o nell’inadeguatezza di sé stessi.

Tipologie di depressione: depressione anaclitica e introiettiva

Gli stati affettivi tipici del disturbo depressivo includono due generali orientamenti psichici che sono stati descritti, rispettivamente, come pattern “anaclitico” e “introiettivo”.

Depressione anaclitica

La depressione anaclitica è caratterizzata da sentimenti di disperazione, debolezza, inadeguatezza, sentimenti di colpa nelle relazioni interpersonali e sensazione di esaurimento; paura di essere abbandonati, isolati e non amati. La depressione anaclitica è caratterizzata da:

  • sforzi per mantenere un contatto fisico diretto con una persona che possa assolvere il bisogno di rassicurazione;
  • desiderio di essere consolati, aiutati e protetti;
  • difficoltà nel tollerare i ritardi e le procrastinazioni;
  • difficoltà nell’espressione della rabbia e dell’aggressività (per la paura di allontanare l’altro in quanto fonte di rassicurazione e soddisfacimento dei propri bisogni).

Persone con forti tendenze anaclitiche sembrano percepire gli altri come non affidabili e instabili, e i loro meccanismi di difesa hanno lo scopo di eliminare la rabbia nei confronti degli altri in modo da mantenere una certa armonia nella relazione interpersonale e non allontanarli.

Depressione introiettiva

La depressione introiettiva è caratterizzata da:

  • una tendenza all’autocritica eccessiva, dura, punitiva e incessante;
  • da sentimenti di inferiorità, di autosvalutazione e colpa;
  • dalla sensazione di avere fallito nel soddisfare le aspettative degli altri o gli standard ideali;
  • dalla paura di perdere l’approvazione, il riconoscimento e l’amore da parte delle persone significative.

I pattern cognitivi possono includere la convinzione di essere colpevoli, l’incapacità di prendere decisioni, una bassa considerazione di sé, idee suicidiarie e problemi di memoria. Persone con forti tendenze introiettive sembrano fare esperienza degli altri come punitivi e giudicanti e mettere in atto, di contro, meccanismi di difesa che negano la dipendenza e stabiliscono la loro autonomia e separazione dagli altri.

Le cause della depressione

Secondo l’interpretazione cognitiva di Aaron Beck, nella depressione si verifica una distorsione della triade cognitiva. Arriviamo ad avere un’immagine negativa di noi stessi (“le cose vanno male perché io sono incapace”), delle nostre esperienze (“tutto è sempre andato male”) e del futuro (“andrà sicuramente male”, “sono senza speranze”).

Questa visione distorta ci porta ad interpretare negativamente tutti gli eventi, attraverso alcuni processi:

  1. Generalizzazione eccessiva: se una singola cosa ci va male, assumiamo che automaticamente tutte le cose andranno male.
  2. Filtraggio mentale: ci concentriamo solo sugli aspetti negativi di una situazione e ignoriamo o non prestiamo la giusta attenzione a quelli positivi.
  3. Catastrofizzazione: immaginiamo i peggiori esiti possibili di una situazione.
  4. Polarizzazione: tendiamo ad interpretare gli eventi solo in bianco e nero, senza mezze misure.
  5. Personalizzazione: interpretiamo gli eventi come se fossero direttamente e totalmente dipendenti dai nostri comportamenti, anche quando non lo sono.

Secondo la teoria dell’impotenza appresa di Seligman, la depressione insorge quando percepiamo di non avere alcun controllo o potere sulla nostra situazione. Abbiamo appreso, di fronte a situazioni difficili o avversità passate, che i nostri sforzi non avranno alcun impatto sul risultato desiderato, portandoci a non sentirci più capaci di influenzare il nostro ambiente.

Gli eventi stressanti e la depressione

Gli eventi stressanti spesso precedono i primi episodi di depressione. Ma, come ha notato Hammen, esiste un ampio consenso sul fatto che l’elemento cruciale non è il semplice verificarsi di un evento negativo, ma piuttosto l’interpretazione che diamo del significato dell’evento e dei suoi effetti all’interno del contesto in cui si verifica.

In uno studio longitudinale sulle relazioni tra reazioni depressive e fattori stressanti, Hammen e collaboratori (1985) hanno rilevato che i fattori stressanti che riguardano l’area della definizione del Sé di una persona avevano una maggiore probabilità di innescare episodi depressivi. In altre parole, in una persona in cui il senso di sé è parzialmente definito da legami sociali, la perdita di una relazione interpersonale significativa può scatenare una depressione maggiore.

D’altra parte, una persona la cui autostima dipende soprattutto al conseguimento di risultati e successi ha una maggiore probabilità di andare incontro a un episodio depressivo in risposta alla percezione di un fallimento a scuola o nel lavoro.

Anche eventi stressanti che scatenano sentimenti di perdita ed umiliazione sono associati allo sviluppo di depressione maggiore.
Kendler e collaboratori (2003) hanno dimostrato che eventi stressanti che comportano alti livelli di perdita e umiliazione (come, ad esempio, una separazione voluta dal/dalla partner) predicono lo sviluppo di depressione maggiore.
La perdita di un genitore prima dell’età di 11 anni è l’evento stressante che maggiormente è associato allo sviluppo di un successivo disturbo depressivo.

Anche la disregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) è associata alla depressione. L’asse HPA, parte del nostro sistema endocrino, gioca un ruolo fondamentale nella risposta del nostro corpo allo stress tramite la secrezione di cortisolo.

  • Nella depressione, il cortisolo può continuare ad essere prodotto anche quando la situazione di stress è diminuita o svanita, indicando una sorta di resistenza agli effetti regolatori del cortisolo.
  • Si possono verificare cambiamenti nei livelli di cortisolo nel corso della giornata, con livelli particolarmente elevati al mattino.

Il nevroticismo (affettività negativa) è un tratto di personalità che predispone allo sviluppo di depressione a seguito di eventi stressanti.

Infine, la depressione ha una componente ereditaria pari al 40%, e i familiari di primo grado di persone con disturbo depressivo hanno un rischio da due a quattro volte maggiore di sviluppare il disturbo rispetto alla popolazione generale.

Come curare la depressione

La scelta del percorso di cura dipende dalla gravità del quadro depressivo. Non esiste una cura efficace per tutti, e la farmacoterapia è necessaria solo nei casi più gravi.

Farmacoterapia

Alcune caratteristiche cliniche che possono suggerire che i farmaci siano il trattamento d’elezione includono:

  • Precedente risposta positiva agli antidepressivi;
  • Sintomatologia moderata o grave;
  • Sonno e appetito disturbati;
  • Preferenze del paziente.

I farmaci più comunemente impiegati nel trattamento della depressione sono:

  • Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI);
  • Inibitori selettivi della ricaptazione della noradrenalina (SNRI);
  • Bupropione;
  • Antidepressivi triciclici (TCA);
  • Inibitori delle monoaminoossidasi (MAO).

La decisione di iniziare, cambiare o sospendere una terapia farmacologica spetta a un medico psichiatra, e in nessun caso è possibile l’autoprescrizione. In ogni caso, è sempre consigliato combinare alla terapia farmacologica un percorso di psicoterapia.

Psicoterapia

Altre caratteristiche cliniche possono suggerire l’utilizzo della psicoterapia come metodo di trattamento, tra cui:

  • Disponibilità di clinici con formazione ed esperienza appropriate;
  • Precedente risposta positiva alla psicoterapia;
  • Eventi stressanti psicosociali o difficoltà interpersonali;
  • Sintomatologia da lieve a moderata;
  • Preferenze del paziente.

Le psicoterapie maggiormente utilizzate sono la terapia cognitivo-comportamentale (TCC), la terapia interpersonale e la terapia basata sul problem-solving. Anche le psicoterapie psicodinamiche rappresentano un’opzione. Inoltre, possono essere utilizzati setting individuali o di gruppo.

Altre terapie comunemente usate nel trattamento della depressione sono la terapia della luce (o fototerapia) e la terapia elettroconvulsionante (TEC). In particolare, la TEC mostra il migliore tasso di risposta al trattamento e di remissione rispetto a ogni forma di trattamento farmacologico con un tasso del 70-90% di persone che mostrano dei miglioramenti. La TEC può avere degli effetti collaterali a carico del sistema cardiocircolatorio e cognitivo

Bibliografia

  • American Psychiatric Association (2023) DSM-5-TR. Manuale diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – Quinta Edizione, Text Revision. Ed. Ital. della Text Revision a cura di G. Nicolò e E. Pompili. Ed. Ital. DSM-5 a cura di M. Biondi. Raffaello Cortina Editore, Milano.
  • Martinotti G., Di Giannantonio M., Janiri L. (2019). Compendio di psicopatologia. Fila37, Roma
  • Lingiardi, V., & McWilliams, N. (2020). PDM-2. Manuale diagnostico psicodinamico. Raffaello Cortina Editore, Milano.

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